FRITTO FUNZIONALE

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Per “fritto funzionale” si intende il ricorso alla frittura in specifici casi dove viene indicata nel contesto di una terapia nutrizionale.
Quando? In tutte quelle condizioni che migliorano grazie ad uno stimolo epatico come: stitichezza, dominanza estrogenica, steatosi epatica, iperferritinemia e dopo terapie farmacologiche.
Per giovare dei benefici del fritto sono importanti le combinazioni all’interno di un pasto. Ad esempio, carne o pesce fritto va associato ad una verdura cruda amara e una verdura cotta amara. Quali sono le verdure amare? Cicoria, radicchio, rucola, ravanelli e indivia. Dopo un pasto di questo tipo sarebbe, ottimale, inoltre, un frutto drenante acquoso come ananas, melone invernale, pesca bianca e fragola. In questo modo le verdure crude e la frutta, con il loro contenuto idrico, favoriranno lo smaltimento delle scorie di derivazione epatica e le verdure amare stimoleranno i processi di depurazione epatica.
L’utilizzo funzionale del fritto deve rigorosamente avvenire in un contesto controllato dove lo specialista avrà prima valutato la vostra funzionalità epatica e quella del sistema biliare. Inoltre, lo specialista dovrà aver ben bilanciato carboidrati semplici e complessi nei pasti precedenti per “preparare” il fegato. Non può essere indicato in presenza di calcoli della colecisti.
Si precisa che questo tipo di approccio alimentare richiede specifiche scelte dello specialista della nutrizione perché tutto ha un senso nella complessità del metabolismo e della fisiologia.
Ad esempio, nelle donne in età fertile con dominanza estrogenica, la stimolazione funzionale è maggiormente indicata nella prima parte del ciclo mestruale, quella che va dalla mestruazione all’ovulazione.
dr diana tuccillo